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Nicolas Joly e la Coulée de Serrant

Chemin de la Roche aux Moines, Savennières, Valle della Loira, Francia.

Un indirizzo ben presente sulla rubrica di ogni appassionato di vini francesi. Di vini in generale… di vini veri. Siamo praticamente sopra il grande fiume, poco a sud ovest di Angers, guardando verso Nantes e l’Oceano Atlantico, dove sfociano le acque e dove anche s’infrange l’ultima denominazione della Loira, il Muscadet.

Il vigneto della Coulée de Serrant è stato impiantato dai monaci Cistercensi nel corso del XII secolo [1130] ed è sempre stato coltivato come vigna: il millesimo 2013, dunque, rappresenta la 883esima vendemmia consecutiva. Il piccolo monastero, che fa ancora parte della proprietà, è stato classificato monumento storico.

Qualche centinaio di metri più in là, invece, adiacenti alle vigne si possono osservare le rovine dell’antica fortezza Roche aux Moines, che difendeva il tratto della Loira e dove il figlio di Filippo II Augusto, il futuro Luigi VIII sconfisse gli inglesi di Giovanni Senza Terra, figlio del Cuor di Leone: correva l’anno 1214…

In questi luoghi carichi di storia si possono rinvenire un po’ dappertutto le vestigia di un lontano passato celtico, romano e carolingio.

Clos de la Coulée de Serrant costituisce una denominazione controllata essa stessa, monopolio di proprietà della famiglia Nicolas Joly, estesa su una superficie di 7 ettari.

Posizionate su pendii molto ripidi dominanti la Loira, le vigne sono impiantate a Chenin Blanche hanno un’età media che varia tra i 35 e i 40 anni. Le più vecchie datano anche a 80 anni fa e forniscono il materiale per poter ottenere nuovi piedi di vite, conservatori dell’originalità del luogo. Il vigneto è coltivato a mano o con l’uso del cavallo e consente una resa di 20/25 ettolitri per ettaro, laddove sarebbe consentito arrivare a 40 hl/ha.

Il suolo è molto spesso, tra i 20 e i 40 centimetri in media e insiste sopra un fondo di scisto rosso, obliquo e quindi perfettamente drenante. L’esposizione delle piante è Sud/Sud Est.

La vendemmia – meglio sarebbe dire le vendemmie –  si effettuano in tre o fino a cinque passaggi, in un periodo dalle tre alle cinque settimane, in modo da ottenere la maturità più intensa possibile e gli acini più intaccati dalla botrytis. Le viti impiantate – fatto essenziale – non sono cloni, ma frutto di una selezione massale: la fioritura si verifica, quindi, naturalmente nell’arco di più settimane.

Secondo Joly, lo Chenin e il Riesling sono i due vitigni che si rivelano appieno se vendemmiati dopo la comparsa di muffa nobile, un elemento che non si presenta in ugual misura tutti gli anni. Maturando, gli acini passano dal verde chiaro al giallo, poi al giallo scuro e quindi si coprono di Botrytis Cinerea. Il vino che ne risulta sarà giallo oro, perfino con riflessi bruni: un colore divenuto oggigiorno raro nei vini bianchi e che non dovrà essere confuso con l’ossidazione. Il raggiungimento di questo stadio di maturità rappresenta una perdita importante di rendimento, ma al tempo stesso consente una concentrazione capace di far risaltare la mineralità del luogo, nelle sue componenti di scisto, quarzoe silex.

Soltanto una agricoltura sana, che sia biologica o biodinamica, consente di attendere una maturazione così avanzata senza rischio di compromettere il gusto delle uve. Uve con lo stesso grado di maturità, nel medesimo luogo, nel giro di una settimana producono sapori differenti: una raccolta più precoce permetterebbe di avere sensazioni improntate alla freschezza, aromi di frutta che si ottengono molto facilmente e che, quindi, non sono rappresentativi di una denominazione. La complessità si ottiene solo con una maturità piena.

La totalità del vigneto risulta in regime biodinamico dal 1984, dopo quattro anni di conversione. Nessun prodotto chimico di sintesi viene più utilizzato da quella data: acaricidi, pesticidi, diserbanti, nitrati, trattamenti sistemici… Un minimo di zolfo e di poltiglia bordolese [rame e calce] vengono utilizzati ogni anno, nella misura di 10/15 kg/ettaro all’anno: il rame, però, è limitato a 2 o 3 kg massimo, perché responsabile di un rallentamento della vita del suolo. Tutti i terreni sono inerbiti.

La vinificazione avviene in botti da 500 litri, di cui mai più del 5% rappresentato da legno nuovo. La fermentazione prosegue per svariati mesi. La produzione si attesta mediamente intorno alle 20000/25000 bottiglie annue.


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