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Il primo corso a domicilio

La sera d’autunno ti predispone agli incontri.

Il fresco, là fuori, con i bagliori rossi dei semafori e le biciclette parcheggiate al palo della luce, ti spinge a camminare sorridente e pensare che manca poco all’incontro con amici e altre persone nuove. Lo zainetto con le bottiglie è il mio prezioso carico didattico. Appoggio i cartoni dei bicchieri vicino all’inferriata d’ingresso e scatto una foto: come quelle polaroid stinte, che una volta riprendevano una strada, la schiena di un passante, il fanale di un’auto che passa.

Stasera si comincia: lezioni a domicilio, per incuriosire altre persone al mondo del vino. Per dire che questo è ciò che mi piace fare e perché frasi del tipo “tanto non ci capisco niente” devono lasciare il tempo che hanno trovato…

Strette di mano e presentazioni e tavola che si va ad imbandire con la luce dei calici trasparenti. L’atmosfera di casa è sempre impagabile per sentirsi a proprio agio, per far sì che tutti abbiano la voglia di proporre un’idea, di mettersi in gioco con un azzardo. Il vino, poi, farà il resto: offrirà lo spunto dei commenti, regalerà via via l’entusiasmo della chiacchiera e farà stare bene tutti, come sempre quando è sincero.

Ci siamo dimenticati di fotografare i calici pieni, da contrapporre all’inizio immacolato dei vetri vuoti… Siam rimasti rapiti: tante cose da voler scoprire, tanto da voler raccontare.

PINOT NERO METODO CLASSICO BRUT, 2014

Torre degli Alberi

Bollicine, assolutamente, per dare inizio alla festa!

Un bel calice giallo dorato e una effervescenza [perlage? Siamo in Italia, dopotutto, no?] fine con belle bollicine numerose. Sentori classici di panetteria, certo, ma già un bel naso che ammicca al floreale, ai petali gialli e al nettare polveroso e abbondante. Il sorso, del resto, è pieno, carico di sostanza: una sorta di pane in cassetta liquido. C’è la crosta e la ginestra, nelle sensazioni retronasali; c’è la polvere di lievito e la polpa di un frutto zuccherino. L’assaggio riempie la bocca, la carbonica è fresca e giustamente stuzzicante, l’acidità invade le arcate e il palato e il tutto è equilibrato dalla carnosità del Pinot, dall’estratto di bucce comunque scure.

KERNER, 2014

Società Agricola Zanotelli

“Secondo me viene dal Trentino” è una dichiarazione che già la dice lunga sul livello della classe! E così è, ovviamente. Veste limpida, tra il paglierino e il giallo oro. Il naso è subito rapito dalle note del terreno, più che da sentori aromatici: a bicchiere fermo, quasi un accenno, una nota appena, di terziario, di goudron. Poi spazzata dalla prima rotazione, ma persiste il discorso minerale, il sasso, che lascia spazio per indovinare una certa polpa matura, là sotto. Si affaccia il fruttato, in abito giallo e maturo, la pesca, il melone addirittura… Evolverà ancora, con tempo e temperatura, per approdare finanche al tropicale, alla maracuja.

La bocca, di pari passo, ci conferma la mineralità e accende quelle sensazioni amare di sali, quel grip a centro lingua delle fave di cacao tostate. La polpa è fisicamente presente: è un sorso quasi masticabile, pieno, molto ben giocato sulle note di morbidezza, che prendono il sopravvento sull’acidità esuberate e spiazzano un po’ chi ricordava le vinificazioni altoatesine.

DOLCETTO D’ASTI, 2015

Società Agricola Pianbello

Il bicchiere della convivialità, di fatto. Il vino quotidiano per tradizione langarola, ma che ripudia ogni banalità. Bel rubino vivo, limpido e di riflessi porpora acceso. Profumi che son tutti del bosco in penombra, con i frutti scuri della mora, il rosso del lampone e un accenno di vegetale ancora verde che ci rimanda a qualche bacca ancor da maturare.

E, infatti, eccolo il sorso a sorprenderci un po’: un ingresso di tendenza morbida apre poi il sipario ad un tannino rampante, un gusto decisamente gastronomico che richiede carne e ciccia. Belli i richiami al fruttato da marmellata che il naso ci ispirava, con una energia acida che sostiene l’assaggio.

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