
I cioccolati di Paolo Devoti in degustazione, raccontati direttamente dal loro creatore.
In accompagnamento, una degustazione di tre vini appositamente selezionati da Sommelier Social Club.
I cioccolati di Paolo Devoti in degustazione, raccontati direttamente dal loro creatore.
In accompagnamento, una degustazione di tre vini appositamente selezionati da Sommelier Social Club.
Tre coppie di vini si sfidano a singolar tenzone e danno spettacolo con un triplo duello!
Quali sono i motivi della contesa? Bene, abbiamo voluto confondere un po’ le acque e organizzato le sfide alla cieca in questi tre scenari:
“Le due sponde del lago”
“Tra il dire e il fare…”
“Due galli nel pollaio”
Mettiamoci alla prova: una bottiglia scelta assolutamente a caso da noi, in regalo al partecipante che indovinerà quante più caratteristiche corrette dei vini in gara!
Metti una sera fuori.
Temperatura gradevole, cielo terso e stellato. C’è chi si infila nell’ennesimo happy hour, chi si ingolosisce di un improbabile apericena…
C’è chi, invece, curioso e appassionato vuole radunare qualche altro ficcanaso delle cose buone e mette in piedi una seratina all’insegna del buon gusto e del divertimento.
Succedeva proprio lì, alla Posteria del Vin di Settimo Milanese. Vincenzo è il nostro anfitrione, curioso di vini e cultore della gastronomia. Apre le porte della sua bottega ad un manipolo di ardimentosi e, in combutta con quei due del Sommelier Social Club, s’inventa una serata da leccarsi i baffi. Il tema, del resto, era per noi un rigore a porta vuota: Champagne! Messo subito sul chi vive il terzo moschettiere, maestro di bollicine Dario Giorgi, ecco che siam pronti a intrattenere gli ospiti.
Presentate sei etichette, di sei produttori diversi. Piccole produzioni artigianali, vigneron di livello assoluto e, quindi, sconosciuti al grande pubblico. L’assortimento è stato selezionato in modo da rappresentare una varietà quanto più ampia possibile: un Assemblage; due Blanc de Blancs, di cui un Grand Cru e un Premier Cru; due Blanc de Noirs, uno da Meunier e uno da Pinot Noir; un Rosé. Da soddisfare qualsiasi gusto!
Nel mentre che noi si ciarla di Champagne e sensazioni, il buon padrone di casa fa gli onori alla sua dispensa e fa girar fra i tavoli alcune gradite leccornie: taglieri di prosciutto crudo e composizioni di formaggi, dal fresco al più stagionato, tarallini stuzzicantissimi e pane fragrante. Compare una mezza forma di Castelmagno e via a profittarne gioiosi: è giusto un’introduzione del piatto forte, preannunciato da quel magnifico occhieggiare di porcini dal loro cesto di vimini. Vincenzo si mette ai fornelli e subito crea quella magica atmosfera calda che è tipica del risotto e che a meraviglia si sposa all’ambiente raccolto del suo negozio. Un toccasana per l’umore e per la fame e per l’accompagnamento ai vini proposti nei calici.
Questo, davvero, è quello che ci piace fare: uscire a raccontare a tutti che cosa sia il vino di qualità, in maniera spontanea, semplice e divertente. E collaborare con persone entusiaste del proprio mestiere e appassionate di cose buone è una iniezione di energia!
In degustazione
Champagne JM Goulard, Prouilly, Montagne de Reims
“Esprit Octavie“, Brut. Assemblaggio: Chardonnay, Meunier, Pinot Noir
Champagne Herbert Beaufort, Bouzy, Côte des Blancs, Grand Cru
“Cuvée du Melomane“, Brut. Blanc de Blancs: 100% Chardonnay
Champagne Colin, Vertus, Côte des Blancs, 1er Cru
“Cuvée Parallèle“, Extra-Brut. Blanc de Blancs: 100% Chardonnay
Champagne Henriet-Bazin, Villers-Marmery, Montagne de Reims
“Pinot Meunier“, Brut. Blanc de Noirs: 100% Meunier
Champagne Robert Barbichon, Gyè-sur-Seine, Côte des Bar
“Blanc de Noirs“, Brut. Blanc de Noirs: 100% Pinot Noir
Champagne Caillez-Lemaire, Damery, Vallée de la Marne
“Rosé Brut“, Brut. Meunier e Pinot Noir
Serata entusiasmante, dedicata a due campioni dei vini naturali sloveni. Due aziende che si fanno interpreti dei vitigni e delle tecniche tradizionali del territorio, con qualche sconfino nelle uve internazionali. Etichette introvabili, bottiglie decennali con un fascino assoluto.
L’azienda agricola Nando si trova a Plesivo, comune della zona di Brda e della regione Primorska. Un’azienda che a tutti gli effetti sorpassa le divisioni di confine: dei 5,5 ettari, il 60% si trova nel Collio Goriziano e il 40% in Goriska Brda.
L’ambiente pedo-climatico unico è particolarmente adatto per i vini bianchi. I vigneti sono terrazzati, situati ad un’altitudine tra i 100 e i 200 metri sul livello del mare e piantati con uve tradizionali e internazionali: Ribolla, Tokaj, Chardonnay e Sauvignon Blanc, Cabernet Sauvignon e Merlot. Le viti vanno dai 9 ai 40 anni, con rese generalmente comprese fra i 40 e i 60 quintali per ettaro. Il terreno è rappresentato dalla caratteristica ponca.
In vigna vengono utilizzati con parsimonia solo trattamenti a base di rame e zolfo, mentre sono esclusi interventi a base di prodotti chimici di sintesi. Il suolo è lasciato inerbito e la vendemmia è manuale, con uve raccolte in piena maturità tra settembre a ottobre.
In cantina si prediligono le fermentazioni spontanee, senza aggiunta di lieviti selezionati, zolfo o altri prodotti chimici. Solo in fase di imbottigliamento, quando necessario, viene utilizzato un minimo dosaggio di SO2.
L’attuale titolare della cantina Nando è Andrej Kristančič, abituato a lavorare alla produzione di vino con la sua famiglia da circa 25 anni. La formazione scolastica in enologia gli ha consentito di ampliare i propri orizzonti, continuando allo stesso tempo la tradizione inaugurata dal nonno, Nando. Lo stile produttivo di Andrej è non-interventista, legato ad una sapienza assolutamente rurale del lavoro della terra.
L’etichetta Nando raggruppa due diverse gamme di vini. Etichetta Blu, per cui le fermentazioni avvengono soltanto in acciaio, dopo una macerazione che varia dalle 12 ore agli 8 giorni. Etichetta Nera, in cui si segue la tradizione slovena degli orange wine, con macerazioni protratte anche a 40 giorni e fermentazioni in botti di rovere da 500 litri, fino a 18 mesi.
I vini non vengono filtrati né stabilizzati. Il lavoro procede secondo i criteri della conduzione biologica, tuttavia non certificata.
Nove diverse parcelle in località Medana, per un totale di circa 6 ettari, appena al di là del confine italo-sloveno, situate ad una altitudine compresa tra i 150 e i 180 metri sul livello del mare.
L’azienda di Aleks Klinec è votata ad una agricoltura sostenibile, in particolar modo cercando di interpretare i dettami della conduzione biodinamica dei vigneti. Il sistema di allevamento utilizzato è la lyra, simile al guyotma con due cordoni contrapposti, utili a preservare una maggiore superficie fogliare. Si cerca di ottenere, in questo modo, un carico massimo per pianta di circa un chilo.
La difesa delle viti dalle malattie avviene esclusivamente nel rispetto dell’ambiente, attraverso trattamenti a base di estratti di alghe e piante. In caso di necessità si ricorre a soluzioni a base di argille acide, silicati, rame e zolfo. Sono banditi gli interventi a base di agenti chimici di sintesi. L’inerbimento del suolo è una pratica assolutamente valorizzata perché concorre al naturale equilibrio simbiotico tra la vite e le altre specie vegetali, cioè all’ecosistema specifico di ciascun vigneto.
In cantina si vinificano esclusivamente uve di proprietà, vendemmiate a mano in ceste da 20 chilogrammi e diraspate prima di essere avviate alla macerazione in vasche di cemento.
Le colonie di lieviti naturali presenti in cantina, oltre a quelli sulle bucce, assicurano che la fermentazione alcolica abbia inizio rapidamente e proceda regolarmente. La macerazione a contatto con le bucce dura solitamente alcuni giorni, dopodiché si procede a pressatura e al travaso dei vini. I contenitori utilizzati si richiamano direttamente alla tradizione di questa regione: sono botti di acacia, gelso, ciliegio selvatico e rovere, in cui i vini compiranno la fermentazione malolattica e matureranno sulle fecce fini per un periodo tra i due e i tre anni. Le botti sono di varie dimensioni e capacità – da 3 a 20 ettolitri – e portano nomi appartenenti alla tradizione, come ad esempio kalater, golber, startin, baton.
I vini sostano, successivamente, per qualche mese in cisterne d’acciaio, al fine di decantare e divenire limpidi. Solo in fase di imbottigliamento si procede con un minimo dosaggio di SO2.
Nessuna filtrazione o chiarifica chimica sono previste.
Ambrato. Succoso con accenno infinitesimale di smalto. Quasi un’idea di vermouth. Frutta a polpa gialla, albicocca. Poi sottobosco, idea di fungo. L’impatto all’assaggio è decisamente salato! Sotto si rivela denso, polposo. Un momento di passaggio a sentori di brodo corrisponde all’emergere di sapori di erbe aromatiche essiccate. La sapidità è il registro su cui si regge tutto: un vino che bypassa il sostegno dell’acidità e comunque non si rivela stanco, non crolla.
Il 2004 segna l’anno della svolta ad un approccio biodinamico completo: l’occhio coglie già un’incredibile differenza. Colore dorato, luminosissimo. Immediate al naso sono le note fumé. E poi un ambiente marino, così salmastro quasi da rimandare l’idea al frantoio. Anche l’assaggio è su questi toni, iodati e in salamoia, sale fino: l’immagine dll’uliveto con i frutti appesi al ramo è martellante. Morbido e minerale: sapidità notevole, ma più controllata del 2006, più… ricamata.
Peccato! Peccato davvero, quel sughero infido… Tappo, non v’è dubbio. Leggerissimo inizialmente, si allarga poi in maniera esponenziale col tempo. Peccato, perché assaggiato subito appena aperto il vino sorprendeva egregiamente per una sapidità esplosiva e per quella polpa che stava lì ad aspettare solo di emergere completa. Ma il tricloroanisolo ha poi spazzato via ogni piacere d’assaggio…
Ambrato e polveroso. Un profumo vivace, esuberante, sicuramente più giovanile del 2006 Bela Quela. Immediate immagini di infusi, di tè, di spirito: mi sovvengono quegli zuccherini in barattolo, alcol puro da fine sera… Ancora, la paglia, i fiori di campo e i frutti gialli. In bocca è decisamente sapido, con una acidità vibrante.
Ambrato e limpido. Accogliente con bellissimi profumi agrumati, note di mandarino. C’è un che di effervescente in questo naso, un’idea di caramella lemon-fritz. Attacco sapido sul palato e la lingua, astringente sulle guance e le gengive, un giovincello muscoloso! Richiami vagamente amaricanti, come di aromi tostati.
Ambrato e limpido. Ritorna l’agrume e poi note che fan pensare al liquore, al distillato, un po’ al caramello. L’idea di frutta sotto spirito spinge quasi a figurare la ciliegia… In bocca dà l’impressione di un succo di frutta limpido, di un sale finissimo e intenso. Le sensazioni sono bellissime, eppure forse un po’ effimere, di corsa, senza salutare…
4 Incontri settimanali della durata di 2 ore e mezza
16 Vini in degustazione appositamente selezionati
Materiale didattico
Gadget del Sommelier Social Club
Eccomi, eccomi, eccomi!
Settimane intense e assolutamente in apnea, tra asilo, lavoro all’altro capo del mondo e caldaie da smontare e rimontare… Tempo per casa-famiglia-relax praticamente zero! E anche l’abituale curiosata al supermercato ha dovuto attendere parecchio. Ma siccome avevo un pallino che mi frullava in testa, ho dovuto recuperare giusto giusto cinque minuti per andare a prendere tre birrette da assaggiare in sequenza. Direttamente collegate alla degustazione scorsa. Perché, in effetti, mi dicevo “Ma com’é che fino a poco tempo fa non si trovava questa Birra del Borgo al super e adesso invece ce n’è diverse?”… mi proverò a raccontare anche questa, prossimamente.
Intanto, condivido con voi quello che ho pescato a questo giro. In diretta dal divano, sicuro!
Birra del Borgo, DORATA
Va’ che bel bicchiere giallo sole! Proprio un giallo paglierino luminoso, con la sua bella schiuma bianca, fitta fitta. Non c’è che dire: quando versi una birra che si presenta in questo modo, le aspettative dell’assaggio sono molto alte. Intanto, il naso trova dei profumi che si abbinano perfettamente all’occhio: le note sono leggere e invitanti, di fiori e di frutti. Mi viene in mente un miele molto limpido, come il miele d’acacia. E poi un flash dal cassetto del frigo: i limoni gialli! Ecco, scorza di limone.
Anche al palato non è niente male. Il limone ricompare, ci trovo un simpatico frizzo citrino. E anche un po’ salatino, sì. Mi viene da pensare che stia proprio bene con una fritturina di pesce… poi, però, ecco che il dolce si presenta un po’ prepotente: alla fine, quel delicato miele d’acacia che annusavo è diventato una zollettona di zucchero che mi pare troppo pesante. Comunque, me la bevo e me la riberrei ancora, se non l’avessi già finita! Quella gasatura fine fine mi ricordava qualche birra artigianale che ho assaggiato in giro.
La voce di mio marito: va giù liscia liscia.
Supermercato Simply | Bottiglia 75 cl, € 5,98
Birra del Borgo, AMBRATA
Qui il bicchiere si colora un po’ di più. In effetti iniziavo a pensare che tutte le birre fossero prodotte col colorimetro! E, però, magari mi aspettavo una sfumatura ancora più intensa. Ma non precipitiamo e godiamoci lo scintillio sotto la schiuma bianca. Il profumo, invece, mi pare meno scintillante… Non è tanto intenso e concentrato, anche qui, sul miele. E poi sul biscotto. Insomma, un naso che vaga verso ricordi dolci. Più una punta leggera di spezie, la scatola sopra la cappa della cucina ricolma di polveri e semi e foglie esotiche. Però basta così: l’assaggio e non riesco a far saltar fuori altro che non siano ancora biscotti e qualcosa di mielato. Va giù proprio liscia: pensavo che quei 7% di alcol dovessero essere un po’ più polposi in bocca. Ed è ancora meno gasata della Dorata. Va beh!
La voce di mio marito: anonima.
Supermercato Auchan | Bottiglia 75 cl, € 5,98
Birra del Borgo, IPA
Ah caspita! Anche qui un bel colore carico carico! Mi aspettavo qualcosa di più delicato, e invece mi sa che questa birra si farà sentire. Infatti, i profumi sono molto intensi: mi ricordano sia gli agrumi che i frutti esotici. Tipo una macedonia di arance, pompelmi, ananas e… qualcosa di più pungente? Non so, passion fruit? Che si chiama anche maracuja! Ecco.
So anche bene, però, che quell’IPA scritto in etichetta mi deve far presagire l’amaro amarissimo, gusto che trovo ancora troppo difficile. Però, qui hanno scritto “Italian Pale Ale”, mentre normalmente mi sembra di ricordare che la sigla significasse “Indian Pale Ale”. Cioè, una roba più esotica. Mi dico che forse ce la posso fare e mi lancio ad assaggiare… Beh, amara è amara. Ma, in fin dei conti, più sopportabile del previsto. Certo, è l’ultimo sapore che mi rimane in bocca, ma nel frattempo ho risentito tutta quella frutta esplosiva che mi piace molto. Miseriaccia, se non fosse per quell’amaro finale… Buona però, eh!
La voce di mio marito: sicuramente la più caratterizzata.
Supermercato Esselunga | Bottiglia 33 cl, € 2,95
Alla prossima spesa! Spettegolosamente vostra, Ines Perta.
E mi raccomando… Bevete curiosamente!