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Abruzzo, vino, natura

Vini d'Abruzzo, articolo

C’era di fronte un olmo avvolto da un rigoglio d’uva luccicante.

Elogiato l’olmo insieme alla vite che l’accompagnava, disse:

“Però se questo tronco se ne stesse lì celibe, senza tralci,

non avrebbe nulla di attraente se non le proprie fronde.

E anche la vite, che si abbandona abbracciata all’olmo,

se non gli fosse unita, per terra giacerebbe afflosciata.

Così Ovidio, nelle sue Metamorfosi. Nativo di Sulmona, attesta in questo passo il tradizionale metodo di coltivazione “a vite maritata”. Antico, antichissimo: ancora risalente agli Etruschi e al giorno d’oggi conservato quasi unicamente come documento storico, come museo vivente delle antiche pratiche agricole, in sparute aree del teramano.

Una regione dominata dalla grande montagna, l’Abruzzo: il Gran Sasso e la Majella scolpiscono tutto il territorio centrale e aprono valli dirette alla scarsissima piana verso il mare, dove andavano a sfumare le transumanze antiche. È l’idea di una natura ancora alquanto selvaggia e intatta, simboleggiata dallo spirito indomito, rassicurante ma feroce, dell’orso.


COCOCCIOLA 2017 [Cantina San Giacomo, Rocca S. Giovanni, CH]

Una realtà produttiva molto vasta, estesa su circa 300 ettari. Una cantina sociale che conta circa 200 soci. Siamo decisamente oltre i più grandi numeri che solitamente circolano per il Sommelier Social Club: ma a buon diritto abbiamo chiamato in causa Cantina San Giacomo, capace di vini ben fatti, interessanti e per nulla scontati. Per esempio, sono interpreti di un vitigno come la cococciola, sconosciuto ai più, anche in patria immagino.

Squillante nel calice, questa cococciola ha un bel naso dritto, verticale, improntato al vegetale e alle erbe aromatiche. Un accenno di salino poi, qualcosa che mi fa pensare a rocce di quarzo. Erbaceo, pulito e intenso, con un certo vagheggiare anche floreale. In bocca ha un attacco davvero salato, rinfrescato da una acidità ben sostenuta. Ci sono i richiami alle erbe aromatiche ed emerge infine una certa nota glicerica, a donare un che di morbidezza che non guasta. Senza fronzoli.

VINO BIANCO CANCELLI 2017 [Rabasco, Pianella, PE]

Iole Rabasco conduce secondo i princìpi della biodinamica i suoi circa 9 ettari di vigneti, divisi in quattro parcelle. Da cui, ogni anno, estrae le espressioni tipiche della sua terra: il bianco Trebbiano, il rosso e il cerasuolo Montepulciano. Vinificazioni estremamente naturali e affinamenti diversi, a seconda dell’etichetta di riferimento. 

Bianco da uve trebbiano, vigneto Cancelli. Giallo e velato. Il naso è dominato dalle note macerative: par proprio di sentire la frizione che le bucce fanno tra di loro nel contendersi lo spazio liquido del mosto. Tini aperti, lieviti indigeni, nessun controllo delle temperature: ci vuole la pazienza di dare ossigeno e aspettare l’emergere di nuovi sentori caldi, come la sabbia, come la paglia. Profumi non complessi, ma buoni e confortevoli, piacevoli, semplici ma affatto banali. Poi c’è la cesura dell’assaggio, quasi potente invece: sapidità a manetta e una sensazione quasi densa, una polpa che avvolge la bocca. Lunga persistenza per un vino che l’etichetta descrive “da pasto”… Avercene, pause pranzo di questo livello!

SENZANIENTE PECORINO 2017 [Marina Palusci, Pianella, PE]

Massimiliano d’Addario, già famoso per la produzione di un olio extravergine d’oliva sopraffino, è l’artefice dei vini dell’azienda di famiglia. Diverse linee di produzione proposte, tra cui le etichette Senzaniente: zero chimica in ogni passaggio, puro succo d’uva fermentato.

Eccolo, il pecorino nature, uno dei simboli dell’ampelografia abruzzese. Non serve nemmeno versarlo nel calice per farsene un’idea, perché la trasparenza della bottiglia bottiglia è studiata per far tutto risaltare, appositamente: un oro puro, lucente, ricco e meraviglioso. Il naso stesso è un’idea di calore avvolgente, ricco di profumi di erbe essiccate e con una punta leggera di salamoia. Rimandi alla polpa di frutti gialli. L’assaggio è sapido, quasi tannico. Richiami retronasali di frutti e di erbe, rosmarino e profumeria. Una complessità leggiadra, di certa persistenza e finezza.

LUCIGNOLO 2017 [Podere San Biagio, Controguerra, TE]

Incontrato in fiera, in quel di Piacenza, Jacopo Fiore si è presentato subito in linea con una certa nostra visione del vino: immediato, entusiasta, curioso e creativo.

Un uvaggio tra classico e raro, in questo calice: trebbiano e malvasia, coltivati in unico vigneto che vanta su per giù 60 vendemmie… Raccolti e vinificati insieme, con una macerazione in anfora di circa 90 giorni. Un vino che subito dichiara d’aver bisogno di respirare: aria fresca per queste note immediate di riduzione. L’ossigeno – che ricordiamo essere l’amico insostituibile dei vini vivi e vegeti –  apre il vaso dei profumi e delle sensazioni: gli effluvi di salmastro spiccano decisi, gusci e conchiglie, cozze e alghe. Ho un immediato ricordo dei colori a tempera con cui pasticciavo da bambino, con quell’effimero vagheggiar di petrolio. Il mare investe il sorso con potenza iodata, poi la stesa d’ulivi e il tannino presente. Ancora, aromi che parlano d’infusi, tisane, erbe, camomilla. E poi sale, sale, sale…  

LUSIGNOLO 2014 [Feudo d’Ugni, S. Valentino in Abruzzo Citeriore, PE]

Non ci sono parole per raccontare l’amore per questo lavoro da parte di Cristiana Galasso, una vignaiola che vive letteralmente in mezzo alla natura. Coltiva la terra per grazia di Dio e ammira il cielo di tra le fronde dei suoi ulivi. Ai piedi della montagna, con cui condivide il carattere roccioso e affascinante. Una donna con il coraggio del lupo, ma l’indole indipendente dell’orso.

“Dal basso latino Lusciniolus, diminutivo di Luscinia, voce composta di lux, luce e cinia, usato nei composti per càno, io canto; quasi dica che canta nel crepuscolo”.

Montepulciano. In tutto il suo rosato splendore. Il profumo immediato è uno sciroppo di lampone, sottile, dolce e acidulo. Piuttosto ritroso e introverso, occhieggia con l’idea di un salino potente, lì sotto. Una certa nota fumé si palesa curiosa. Assaggio senza indugio: caldissimo, con una morbidezza finissima e una sapidità penetrante. Intensa la freschezza che lavora dietro le quinte.

Quale distanza dall’assaggio d’un paio d’anni fa, con quelle note acetiche baldanzose e penetranti: due vini ben diversi, sempre caratterizzati.

ANIMAERRANTE 2017 [Di Cato, Vittorito, AQ]

Mollare un lavoro sicuro per affidarsi alle imprevedibilità della terra: è la scommessa che ha voluto giocare Mariapaola Di Cato, irrefrenabile pendolare fra Pavia e il suo Abruzzo.

Deve esserci in lui stesso qualcosa di errante, che trovi la sua gioia nel mutamento e nella transitorietà: le parole di Nietzsche, per raccontare che questo montepulciano è destinato a evolvere e poi finire. Perché è buono! Comme il faut, direbbero i francesi: è buono così, così come deve essere, con la giusta dose di rusticità, complesso il giusto, completamente equilibrato e compulsivo. I suoi profumi sono vinosi, giovani e vitali; ma anche di espressione seria, come la frutta scura e d’indole saggia, come gli afflati boschivi, umidi di terra e secchi di corteccia. Le note ferrose sono l’apice del contrasto che risulta tra il confortevole calore iniziale e il pungente freddo emergente. Ah, ma l’assaggio parla proprio del vino sincero dell’oste! Goloso e con un’acidità presente. Tannico quanto basta. Note intriganti d’amaro di radici. Succoso. E poi è finito. Vero.

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BARBARESCO – sold out

20190927_Barbaresco_sold out

DOVE / COME / QUANDO

SOMMELIER SOCIAL CLUB
NERVIANO
Piazza Crivelli 1
Venerdi 27 Settembre
ore 21.00
Ingresso € 35,00

Perché partecipare?

Anche i vini sono straordinari: come cinquant’anni fa: come prima della fillossera, forse. Del bianco ho già detto. Il rosso del ’48… be’, aveva ragione il barone: sono rimasto sbalordito: avrebbero potuto farmi credere che si trattava di un Barbaresco.

Vino al vino, Mario Soldati

LA DEGUSTAZIONE

COMING SOON



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    Ciao Mare 3: bevute notevoli

    20190913_Ciao MAre 3

    Terza edizione di un evento nato assolutamente per caso e organizzato sul filo di lana. Una serata leggera, volutamente rilassata per recuperare un attimo dell’atmosfera delle vacanze appena trascorse. Chiacchiere, aneddoti sulle bevute e le scoperte vacanziere, assaggi di calici che possono rimandarci alle sabbie e all’onde. E devo considerare che gli assaggi di quest’anno mi sono piaciuti davvero tanto!

    GWENNIC [Cidre François Sehedic, Bretagna, Forêt-Fouesnant]

    Eccolo qui, il jolly, la sorpresa, il fuori tema. Prima o poi doveva succedere: un sidro al Sommelier Social Club! Una novità interessante e golosa. E assolutamente centrata: tutto in Bretagna parla di onde e di sale, di acqua e di vento.

    Un bel colore giallo chiaro, appena appena velato. Il naso è un rimando netto ad una mela acidula spaccata in due e in sottofondo aleggia la sensazione di cantina, le note un po’ umide un po’ muffe tipiche dei Lambic, per esempio. Il sorso è abbastanza netto, centrato sull’acidità, ma con una verve leggermente morbida in buon equilibrio. Ottenuto da una singola varietà di mela – un sidro in purezza, diremmo – l’acidula Guillevic, è asciutto e profumato. La bottiglia sarà sempre troppo piccola.

    DAEDALUS 2018 [Mariotti I Vini delle Sabbie, Consandolo, FE]

    Per quanto lo possiamo conoscere ormai da tempo, Mirco Mariotti. ha sempre un asso nella manica da calare per sorprenderci. Ed ecco qui una delle sue ultime invenzioni: un possente chardonnay, spiazzante e impegnativo.

    L’olfatto è subito rapito dai profumi dei campi, dalla paglia secca, dal fieno aromatico, da erbe officinali e foglie di salvia. Un tocco plastico e le note estive dell’ardesia dopo il temporale. La sensazione che dà alla bocca è asciugante, sapidissima all’ennesima. E insieme polposa, con una vena di fruttata allegria. Buonissimo e complesso.

    CIRÒ BIANCO 2017 [Tenuta del Conte, Cirò Marina, KR]

    La costa ionica della Calabria racchiude un gioiello luminoso e importante: il vigneto dell’area di Cirò Marina. Francesco Parrilla è un vignaiolo sicuramente da contare tra i protagonisti della Cirò Revolution, la voce che grida come anche negli angoli più remoti della Terra si producano vini degni di una conoscenza mondiale.

    Cirò Bianco, da uve greco bianco è forse il fratello minore di un già poco conosciuto Cirò Rosso, ottenute dal localissimo gaglioppo. Ma questo calice è strepitoso. Una leggiadra nota ossidativa introduce i profumi del vino, che aprono a tutto un mondo vegetale sparso: l’erba falciata, la corteccia degli alberi, la felce. Man mano che passa il tempo varchiamo la porta d’una fumeria, i rimandi d’incenso ci inebetiscono. Ecco la Calabria: scorza d’agrume verde, bergamotto che incede agguerrito. Cera d’api, colta così al volo. Non si smetterebbe mai di annusare, ma l’assaggio è un invito che non può essere rifiutato: elegante. Un sale finissimo e persistente, una acidità sostenuta ed educatissima. Richiami di bergamotto, effluvi balsamici, rilassante aroma di tè verde. Un tocco morbido e salmastro. Assurdo.

    NOSTRANU 2016 [Cantina Berritta, Dorgali, NU]

    Presente anche l’anno scorso con il suo Panzale 2017, ritroviamo Francesco Berritta anche in questa edizione, con la versione d’ingresso del suo cannonau. E se il buongiorno si vede dal mattino… Giusto per dire che la vera anima sarda non è quella roba che vi raccontano nelle pubblicità.

    Questo è un vino assolutamente sussurrato, niente di più precisamente agli antipodi rispetto al nome dell’uva da cui nasce. Delicatissimo e il colore e il profumo. Un romantico e aromatico incedere di succo limpido di bacche rosse, afflato nebuloso di talco. Suggerimenti tostati, polvere di caffè appena macinato. Un lampo: pastelli a cera. Soffio di profumi agrumati. Tutto è preciso, tutto ben scandito eppure nessun vociare, niente è se non udibile bisbiglìo. Assaggiarlo si deve, per avere un primo contrasto: una acidità appuntita, con richiami d’agrume. La sapidità è un po’ tenue, il tannino davvero un bellissimo fruscìo. Un assaggio magnifico.

    TORRACCIA ROUGE 2014 [Domaine de Torraccia, Corsica, Porto Vecchio]

    Si era in febbraio, ma le giornate d’Alsazia eran certo più che tiepide. Sicuro il sole splendeva sopra Strasburgo, quel giorno all’ingresso del Salon des Vins des Vignerons Indépendants… Ed era un calore che potevamo ritrovare alla postazione di Marc e Christian Imbert, vignaioli Corsi e d’interessanti produzioni. Si chiacchiera, si assaggia, si commenta… Ci regalano due, tre bottiglie: “per la scuola”, dicono, avendogli noi descritto la nostra organizzazione di incontri di avvicinamento al vino… Encore merci et à bientôt, Marc et Christian!  

    Qui c’è tutto il senso della Corsica del vino: niellucciu, sciaccarellu, grenache, syrah. Ovvero, la tradizione italica del sangiovese e del complementare mammolo, ma raccontata con un accento diverso, e la grande storia della Francia mediterranea. Un calice di un bel color rubino, luminoso. Si presenta con delicatezza, quasi un possibile legame col cannonau appena trascorso. Gli aromi sono vegetali, freschi, imbrigliati da una nota lattica che un po’ impasta. Ma ancora, i profumi di agrumi, di pompelmo, rivitalizzano e ingolosiscono. La bocca è leggermente ruvida, con una astringenza di certa importanza: un carattere mediterraneo e rurale, fiero di esibirsi. Richiami ematici e ferrosi. Una notevole freschezza emerge a vivacizzare l’assaggio, appena il tannino molla un po’ la presa. Godibile, espressivo: e anche, forse, da attendere un altro po’.

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    Goriska Brda: Klinec e Nando

    20190912_Klinec VS Nando

    Serata entusiasmante, dedicata a due campioni dei vini naturali sloveni. Due aziende che si fanno interpreti dei vitigni e delle tecniche tradizionali del territorio, con qualche sconfino nelle uve internazionali. Etichette introvabili, bottiglie decennali con un fascino assoluto.

    Nando

    Andrej Kristančič [Plesivo, Goriska Brda]

    L’azienda agricola Nando si trova a Plesivo, comune della zona di Brda e della regione Primorska. Un’azienda che a tutti gli effetti sorpassa le divisioni di confine: dei 5,5 ettari, il 60% si trova nel Collio Goriziano e il 40% in Goriska Brda.

    L’ambiente pedo-climatico unico è particolarmente adatto per i vini bianchi. I vigneti sono terrazzati, situati ad un’altitudine tra i 100 e i 200 metri sul livello del mare e piantati con uve tradizionali e internazionali: Ribolla, Tokaj, Chardonnay e Sauvignon Blanc, Cabernet Sauvignon e Merlot. Le viti vanno dai 9 ai 40 anni, con rese generalmente comprese fra i 40 e i 60 quintali per ettaro. Il terreno è rappresentato dalla caratteristica ponca.

    In vigna vengono utilizzati con parsimonia solo trattamenti a base di rame e zolfo, mentre sono esclusi interventi a base di prodotti chimici di sintesi. Il suolo è lasciato inerbito e la vendemmia è manuale, con uve raccolte in piena maturità tra settembre a ottobre.

    In cantina si prediligono le fermentazioni spontanee, senza aggiunta di lieviti selezionati, zolfo o altri prodotti chimici. Solo in fase di imbottigliamento, quando necessario, viene utilizzato un minimo dosaggio di SO2.

    L’attuale titolare della cantina Nando è Andrej Kristančič, abituato a lavorare alla produzione di vino con la sua famiglia da circa 25 anni. La formazione scolastica in enologia gli ha consentito di ampliare i propri orizzonti, continuando allo stesso tempo la tradizione inaugurata dal nonno, Nando. Lo stile produttivo di Andrej è non-interventista, legato ad una sapienza assolutamente rurale del lavoro della terra.

    L’etichetta Nando raggruppa due diverse gamme di vini. Etichetta Blu, per cui le fermentazioni avvengono soltanto in acciaio, dopo una macerazione che varia dalle 12 ore agli 8 giorni. Etichetta Nera, in cui si segue la tradizione slovena degli orange wine, con macerazioni protratte anche a 40 giorni e fermentazioni in botti di rovere da 500 litri, fino a 18 mesi.

    I vini non vengono filtrati né stabilizzati. Il lavoro procede secondo i criteri della conduzione biologica, tuttavia non certificata.

    Klinec

    Aleks Klinec [Medana, Goriska Brda]

    Nove diverse parcelle in località Medana, per un totale di circa 6 ettari, appena al di là del confine italo-sloveno, situate ad una altitudine compresa tra i 150 e i 180 metri sul livello del mare.

    L’azienda di Aleks Klinec è votata ad una agricoltura sostenibile, in particolar modo cercando di interpretare i dettami della conduzione biodinamica dei vigneti. Il sistema di allevamento utilizzato è la lyra, simile al guyotma con due cordoni contrapposti, utili a preservare una maggiore superficie fogliare. Si cerca di ottenere, in questo modo, un carico massimo per pianta di circa un chilo.

    La difesa delle viti dalle malattie avviene esclusivamente nel rispetto dell’ambiente, attraverso trattamenti a base di estratti di alghe e piante. In caso di necessità si ricorre a soluzioni a base di argille acide, silicati, rame e zolfo. Sono banditi gli interventi a base di agenti chimici di sintesi. L’inerbimento del suolo è una pratica assolutamente valorizzata perché concorre al naturale equilibrio simbiotico tra la vite e le altre specie vegetali, cioè all’ecosistema specifico di ciascun vigneto.

    In cantina si vinificano esclusivamente uve di proprietà, vendemmiate a mano in ceste da 20 chilogrammi e diraspate prima di essere avviate alla macerazione in vasche di cemento.

    Le colonie di lieviti naturali presenti in cantina, oltre a quelli sulle bucce, assicurano che la fermentazione alcolica abbia inizio rapidamente e proceda regolarmente. La macerazione a contatto con le bucce dura solitamente alcuni giorni, dopodiché si procede a pressatura e al travaso dei vini. I contenitori utilizzati si richiamano direttamente alla tradizione di questa regione: sono botti di acacia, gelso, ciliegio selvatico e rovere, in cui i vini compiranno la fermentazione malolattica e matureranno sulle fecce fini per un periodo tra i due e i tre anni. Le botti sono di varie dimensioni e capacità – da 3 a 20 ettolitri – e portano nomi appartenenti alla tradizione, come ad esempio kalater, golber, startin, baton.

    I vini sostano, successivamente, per qualche mese in cisterne d’acciaio, al fine di decantare e divenire limpidi. Solo in fase di imbottigliamento si procede con un minimo dosaggio di SO2.

    Nessuna filtrazione o chiarifica chimica sono previste.


    Klinec

    Bela Quela 2006

    Ambrato. Succoso con accenno infinitesimale di smalto. Quasi un’idea di vermouth. Frutta a polpa gialla, albicocca. Poi sottobosco, idea di fungo. L’impatto all’assaggio è decisamente salato! Sotto si rivela denso, polposo. Un momento di passaggio a sentori di brodo corrisponde all’emergere di sapori di erbe aromatiche essiccate. La sapidità è il registro su cui si regge tutto: un vino che bypassa il sostegno dell’acidità e comunque non si rivela stanco, non crolla.

    Bela Quela 2003

    Il 2004 segna l’anno della svolta ad un approccio biodinamico completo: l’occhio coglie già un’incredibile differenza. Colore dorato, luminosissimo. Immediate al naso sono le note fumé. E poi un ambiente marino, così salmastro quasi da rimandare l’idea al frantoio. Anche l’assaggio è su questi toni, iodati e in salamoia, sale fino: l’immagine dll’uliveto con i frutti appesi al ramo è martellante. Morbido e minerale: sapidità notevole, ma più controllata del 2006, più… ricamata.

    Bela Quela 1999

    Peccato! Peccato davvero, quel sughero infido… Tappo, non v’è dubbio. Leggerissimo inizialmente, si allarga poi in maniera esponenziale col tempo. Peccato, perché assaggiato subito appena aperto il vino sorprendeva egregiamente per una sapidità esplosiva e per quella polpa che stava lì ad aspettare solo di emergere completa. Ma il tricloroanisolo ha poi spazzato via ogni piacere d’assaggio… 


    Nando

    Rebula 2006

    Ambrato e polveroso. Un profumo vivace, esuberante, sicuramente più giovanile del 2006 Bela Quela. Immediate immagini di infusi, di tè, di spirito: mi sovvengono quegli zuccherini in barattolo, alcol puro da fine sera… Ancora, la paglia, i fiori di campo e i frutti gialli. In bocca è decisamente sapido, con una acidità vibrante.

    Rebula 2005

    Ambrato e limpido. Accogliente con bellissimi profumi agrumati, note di mandarino. C’è un che di effervescente in questo naso, un’idea di caramella lemon-fritz. Attacco sapido sul palato e la lingua, astringente sulle guance e le gengive, un giovincello muscoloso! Richiami vagamente amaricanti, come di aromi tostati.

    Rebula 2004

    Ambrato e limpido. Ritorna l’agrume e poi note che fan pensare al liquore, al distillato, un po’ al caramello. L’idea di frutta sotto spirito spinge quasi a figurare la ciliegia… In bocca dà l’impressione di un succo di frutta limpido, di un sale finissimo e intenso. Le sensazioni sono bellissime, eppure forse un po’ effimere, di corsa, senza salutare…

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    Corso di Avvicinamento alla Birra

    2019_Alla Scoperta Della Birra

    DOVE / COME / QUANDO

     

    SOMMELIER SOCIAL CLUB
    NERVIANO
    Piazza Crivelli 1
    dalle 21.00 alle 23.30 circa
    A persona € 100,00

    Partecipa al corso e inizia un viaggio di scoperte e di sorprese!

    L’origine ancestrale della birra, lo sviluppo e la differenziazione degli stili, l’importanza dell’ambiente geografico e delle materie prime, l’imprescindibile valore della storia e della cultura nel significato delle ricette… la curiosità birraria trova il luogo perfetto in cui sfogarsi e incontrare risposte.

    Un tuffo entusiasmante nel grande circo della birra, raccontata attraverso le sue tradizionali grandi aree geografiche e le materie prime fondamentali. 

    Il nostro Corso di Avvicinamento alla Birra può essere personalizzato per soddisfare qualsiasi curiosità! Possiamo disegnare incontri su misura, assecondando i tuoi gusti preferiti o portandoti alla scoperta di verità inaspettate: sarai tu a guidare la rotta di ciò che ti piacerebbe scoprire!

    Siete un gruppo di 8 amici che condividono la stessa curiosità? Prenotate subito il vostro corso!
    Sei un curioso solitario o con un gruppo più piccolo? Nessun problema: ti avviseremo non appena raggiunto il numero minimo di partecipanti!


    Corso Base – il programma degli incontri

    I 4 incontri settimanali della durata di almeno 2 ore e mezza prevedono la degustazione di 16 birre in totale.
    Ogni partecipante riceverà il materiale informativo, redatto sugli argomenti discussi ogni sera, e gli utili gadget del Sommelier Social Club.
     
    Prima Puntata
    La produzione della birra
    Degustazione: esame visivo
    Storia, geografia e stili: Italia e USA
    In pratica: 4 birre in degustazione
     
    Seconda Puntata
    Il categorico mondo delle Lager
    Le materie prime: il malto
    Storia, geografia e stili: area Germanica
    In pratica: 4 birre in degustazione
     
    Terza Puntata
    Il funambolico mondo delle Ale
    Le materie prime: il luppolo
    Storia, geografia e stili: Gran Bretagna
    In pratica: 4 birre in degustazione
     
    Quarta Puntata
    Insospettabili fermentazioni
    Le materie prime: il lievito
    Storia, geografia e stili: Belgio
    In pratica: 4 birre in degustazione

    IN SINTESI

    4 Incontri settimanali della durata di 2 ore e mezza

    16 Birre in degustazione appositamente selezionati

    Materiale informativo

    Gadget del Sommelier Social Club



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      KLINEC vs NANDO: il derby del Collio

      Klinec VS Nando: il derby del Collio Sloveno

      DOVE / COME / QUANDO

      SOMMELIER SOCIAL CLUB
      NERVIANO
      Piazza Crivelli 1
      Giovedi 12 Settembre
      ore 21.00
      Ingresso € 45,00

      Perché partecipare?

      COLLIO, terra di vini inarrivabili.
      Andiamo alla scoperta della parte Slovena di questa magica terra, con una sfida incredibile fra due campioni del vino artigianale: Aleks Klinec, cantina KLINEC di Medana e Andrej Kristancic, cantina NANDO di Dobrovo.


      Due mini verticali per confrontare il tempo e le personalità del Collio Sloveno.

      LA DEGUSTAZIONE

      BELA QUELA 2006, Klinec [ultima annata prodotta]
      BELA QUELA 2003, Klinec
      BELA QUELA 1999, Klinec
      REBULA 2006, Nando
      REBULA 2005, Nando
      REBULA 2004, Nando



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